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Patrizia Puliafito
DIRETTORE RESPONSABILE
Patrizia Puliafito
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Casa Green: superbonus 2024 2025

Gino Pagliuca
bonus ed ecobonus cosa cambia 2024 2025

Superbonus: cosa cambia

In teoria il quadro delle agevolazioni fiscali sulle riqualificazioni energetiche è definito:

  • il superbonus proseguirà nel 2024 con l’aliquota ridotta al 70%,
  • nel 2025 al 65%,

In pratica  sono aliquote che non le richiederà nessuno e

  • l’ecobonus standard rimarrà nella forma attuale fino al 2024. Ma le nuove regole che la Ue sta definendo potrebbero cambiare tempistica e natura delle agevolazioni.

Casa green:

  • le caldaie

Una prima novità rilevante riguarda le caldaie a condensazione: la loro sostituzione è da sempre una delle motivazioni per cui si ricorre all’ecobonus e dal 2020 anche al superbonus, visto che l’installazione può essere considerata, quando ricorrano i presupposti, lavoro trainato e quindi godere del 110% se effettuato insieme al cappotto termico.

La direttiva “casa green” in discussione alla Ue prevede lo stop alla vendita di caldaie a condensazione a partire dal 2025 per le abitazioni nuove o sottoposte a ristrutturazione e il divieto assoluto di vendita per la sola sostituzione a partire dal 2029, con l’obbligo però dei produttori di fornire assistenza e ricambi per 10 anni.

Non solo, se verrà mantenuto l’assetto originario della direttiva, agli stati membri sarà vietato sin dal 2024 dare incentivi fiscali per l’acquisto di caldaie a condensazione. Questo sulla carta, la realtà rischia di essere ben diversa, perché l’alternativa più praticabile alle caldaie a condensazione è la pompa di calore, che richiede investimenti molto più alti di quelli di una caldaia e che nelle zone con inverno rigido e nel caso di installazione in edifici non ben coibentati può risultare inefficiente.

Le  caldaie è se vogliamo il minore dei problemi aperti dalla direttiva “case green”.

  • le classi energetiche:

  1. obbligo di raggiungere antro il 2033 (con possibilità di deroghe e di differimenti dei tempi) la classe energetica D per tutti gli immobili residenziali, fatta eccezione per le case di superficie inferiore a 50 metri quadrati (che peraltro si trovano nella stragrande maggioranza dei casi all’interno di edifici che andranno comunque riqualificati), per le abitazioni di rilevante interesse storico o artistico, per le case abitate meno di quattro mesi all’anno (interessante capire chi lo potrebbe certificare). Al momento ci sono alcuni punti fondamentali da definire. Innanzitutto, dovrà cambiare la classificazione energetica. Se si applicassero le classi attuali in Italia andrebbe riqualificato almeno il 75% del patrimonio residenziale. Più la gran parte degli edifici strumentali e di proprietà pubblica.
  2. sanzioni per chi non si adeguerà, o sarà addirittura impedita la vendita e/o la locazione degli immobili con prestazioni energetiche scadenti. Diciamo che è improbabile che si arrivi a una stretta così radicale perché, per usare un eufemismo, si creerebbe un bel po’ di malcontento e l’esecutivo che recepisse una direttiva con queste previsioni ne pagherebbe un pesante scotto elettorale
  3. ma il non adeguamento provocherà una riduzione del valore dell’immobile. Il processo già in atto di diminuzione di valore delle case di vecchia concezione che non hanno effettuato efficientamento energetico, subirebbe una forte accelerazione solo di fronte al timore dei divieti.
  4. partendo dalla considerazione che i lavori da fare per ottenere il salto di classe molto spesso saranno gli stessi del superbonus, in Italia non c’è la capacità industriale per effettuarli:
    1. il superbonus ha riguardato meno del 5% degli edifici, le opere necessarie per soddisfare i requisiti previsti dalla direttiva Ue potrebbero coinvolgerne almeno 10 volte di più.
    2. Non ci sono né i materiali (dopo tre mesi dall’avvio del superbonus non si trovavano ponteggi a Milano) né le imprese in grado di soddisfare una domanda di questo tipo.
    3. E, last but not least, c’è il problema economico. I prezzi delle opere lieviterebbero, come e forse più di quando è stato introdotto il superbonus. Assolutamente impensabile che le famiglie si facciano carico di una parte significativa della spesa per lavori radicali. Nell’ecobonus standard, che può arrivare anche al 75% della spesa in condominio, il cappotto termico ha sempre rappresentato una quota marginale della spesa. Tradotto: se non lo agevoli completamente nessuno o quasi lo fa. Impensabile che la fiscalità pubblica possa permettersi di intervenire con generosità e ancora meno pensabile che si possa operare senza cessione del credito. A meno di andare in direzione contraria a quella imboccata negli ultimi mesi.

Questi i possibili scenari, vedremo l’evoluzione nei prossimi mesi.

RIPRODUZIONE RISERVATA © 31 Luglio 2023

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